Tenere i soggetti al guinzaglio e non calpestare le metafore
di Gianluigi Beccaria
tratto da La Stampa dell'8 febbraio 2003
I consigli di Flaiano "a un giovane analfabeta che vuol darsi alla letteratura" ci ricordano che lo scrivere richiede regole e libertà, una disciplina e un progetto.
Qualcuno ricorderà (uscì nell'Almanacco del Pesce d'Oro nel 1960) quei gustosi "Consigli di Ennio Flaiano a un giovane analfabeta che vuol darsi alla letteratura attratto dal numero dei premi letterari").
Eccoli:
Chi apre il periodo, lo chiuda.
È pericoloso sporgersi dal capitolo.
Cedete il condizionale alle persone anziane, alle donne e agli invalidi.
Lasciate l'avverbio dove vorreste trovarlo.
Chi tocca l'apostrofo muore.
Abolito l'articolo, non si accettano reclami.
La persona educata non sputa sul componimento.
Non usare l'esclamativo dopo le 22.
Non si risponde degli aggettivi incustoditi.
Per gli anacoluti, servirsi del cestino.
Tenere i soggetti al guinzaglio.
Non calpestare le metafore.
I punti di sospensione si pagano a parte.
Non usare le sdrucciole se la strada è bagnata.
Per le rime rivolgersi al portiere.
L'uso del dialetto è vietato ai minori dei 16 anni.
È vietato servirsi del sonetto durante le fermate.
È vietato aprire le parentesi durante la corsa.
Nulla è dovuto al poeta per il recapito.
Bellissimo questo intreccio di divieti burocratico-ufficiali e di consigli per chi scrive. Una pagina raffinata e giocosa questa di Flaiano, che al di là del gioco vuole dirci che lo scrivere è una disciplina che ha regole, codici di comportamento, che vuole non solo libertà ma molte costrizioni (non si può scrivere come si vuole).
Lo scrivere è una prova difficile non soltanto per le cose che si vogliono dire, ma per il percorso sintattico che un testo deve seguire, un percorso pieno di ponti e di rotaie, di giunzioni.
Lo scrivere vuole un progetto, vuole dei mattoni e vuole la malta che leghi i mattoni della costruzione. Uno scritto deve seguire un filo del discorso, non può essere disunito e casuale. "Testo" deriva dal latino texere, nel senso pratico di fare una tela, di "intrecciare".
Ma lo scrivere conosce, per fortuna, accanto a momenti di rigidezza, momenti di elasticità. Soprattutto se intendi scrivere pagine letterarie. C'è un "filo" e un progetto anche per le incoerenze e le fantasie.
"Non si sa mai da dove cominciare e dove finire... - diceva Luigi Malerba (Il serpente, Milano 1965, p. 200)- perché le cose che succedono non succedono con un inizio e una fine, si diramano in tutti i sensi... un mezzo per tenere dietro alle cose che succedono, gli uomini non l'hanno ancora inventato".
domenica 13 gennaio 2008
martedì 1 gennaio 2008
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