domenica 3 febbraio 2008

Febbraio - riflessioni

Ciao a tutti! E buon Carnevale.

Ormai questo blog sta prendendo la piega di un piccolo diario pubblico, ma va bene così.

Ovviamente, chiunque voglia intervenire e soprattutto lanciare temi di discussione è il benvenuto!

Sono stata a teatro allo spettacolo "Gomorra" tratto dall'omonimo libro di Saviano.
Beh, lascia davvero l'amaro in bocca e fa pensare quanto la mafia/camorra riesca a penetrare in così tanti settori. Mi è rimasta però la curiosità di sapere come un ventottenne abbia avuto l'idea di documentarsi e raccogliere così tanto materiale da scrivere tutto questo. Ed è assurdo pensare che la mafia, così potente, abbia paura del pensiero della gente.
In fondo, se ci riflettete, tutti sappiamo che queste cose esistono ed accadono, forse non conoscendone i particolari.
Però manca l'indignazione, il sentimento di rabbia e ribellione a questa situazione.
Saviano ha smosso tutto questo, ha sensibilizzato.
Ma perchè Porta a Porta, solo per fare un esempio, continua a parlare di fatti tragici come gli assassini di Cogne, Erba e simili, e non pone questi problemi in televisione?
Boh, forse la risposta è troppo ovvia, ma anche questo deve far indignare.

Ecco, una parola che ricorre spesso alla mia mente ed al mio cuore in questo periodo, anche per vicende personali, è indignazione.
Avere la forza quantomeno di riconoscere che una situazione non ci piace per come è, questo è già il primo passo per avere coscienza dei propri sentimenti e valori, per riuscire quantomeno a tentare di cambiare le cose, ribellandosi.
Mi tornano alla mente anche certi metodi di insegnamento che alcuni prof. adottavano al liceo e che talvolta non mi erano chiari; ora mi appare tutto più nitido.
Perchè scervellarsi a leggere e tentare di capire i testi di filosofi e storiografi e tentare di ricostruirne il pensiero? Beh, semplice, mi dico ora: riuscire a capire prima di tutto che solo la forza del pensiero, l'elaborazione puramente intellettuale ha avuto la forza di cambiare la storia, di dare vita a vere e proprie rivoluzioni, di dare una svolta alla cultura.
E a volte mi chiedo se oggi ciò sarebbe più possibile. In fondo i mezzi di comunicazione che abbiamo oggi a disposizione, e che in altre epoche neppure avrebbero immaginato, sono fantastici. Pensate tramite Internet quante persone è possibile raggiungere contemporaneamente e coinvolgere?!?!?

Voi che ne pensate?

3 commenti:

  1. quanta carne al fuoco! vado in ordine sparso...perché la mafia ha paura del pensiero della gente? non è che ha paura del pensiero, ma ha paura del fatto che il pensiero si diffonda, che la gente si parli..dopotutto se ognuno se ne sta in silenzio con la propria indignazione e la propria rabbia e non unisce le forze, per la mafia è più facile esercitare il proprio potere. Lo stesso penso che valga anche per tanti altri temi, a partire dalla situazione politica, dall'indignazione civica, dalla corruzione, dalle istituzioni che non funzionano...uno può pensare, ma se non comunica il suo pensiero questo rischia di essere meravigliosamente invisibile. Certo hai ragione: il primo passo è avere coscienza dei sentimenti e valori.. quindi, come hai fatto tu, comunicarli. Perché solo quando il pensiero è condiviso ha inizio un viaggio verso qualcosa..cosa? Non è importante. come diceva Gandhi: un passo alla volta mi basta.
    scusa se son stato un filo logorroico ;) ciao

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  2. Ciao pmor, niente scuse, mi fa piacere leggere il tuo post.
    Credo anch'io che l'indignazione debba prima di tutto essere un sentimento personale, perchè deriva da valutazioni del tutto personali.
    In fondo ciò che può far indignare me potrebbe essere certamente accolto da altri.
    E credo anche che, come dici tu, la diffusione sia un passo successivo, indispensabile.
    E visto che citi Gandhi... esempio calzante per dimostrare come la parola ed il pensiero, anche senza atti di forza violenti, siano un mezzo rivoluzionario, ancora potenziati da Internet.
    Non so se con la tua osservazione intendessi dire che scrivere su un blog, senza sapere nemmeno chi potrà leggere i nostri pensieri, possa essere del tutto inutile.
    Non mi sembra intendessi dire questo.
    E comunque, come ho detto anche nel mio primissimo post, questo è per me non solo un "luogo" di confronto ma anche, spesso, di sfogo personale.
    Non so dove porterà, non me lo sono neppure chiesto quando ho iniziato.
    So però che ogni giorno vengo a vedere se qualcuno è passato di qua ed ha lasciato i suoi pensieri.
    Pensa che gli amici a cui ho fatto sapere del mio blog non si sono fatti ancora vivi, a dimostrazione del fatto che non tutti credono in questo strumento.
    A risentirci, anzi a "rileggerci"!

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  3. tutt'altro: io intendevo dire che i blog stanno diventando uno strumento essenziale, indispensabile, uno "speaker's corner" che può essere potenzialmente raggiunto da tutti. Ciò che volevo dire era che è necessario far girare le idee... cioè: indignarsi e far sapere di esserlo e perché.
    Per quanto riguarda gli amici, è normale che non passino...capita anche a me...forse perché loro conoscono già le nostre indignazioni. Ciao!

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